05 ottobre 2020
Secondo la nota di Euratex, il 2° trimestre 2020 ha evidenziato un declino mai visto prima nel settore, nemmeno durante la crisi finanziaria del 2009: il fatturato ha subito una flessione di circa il 25% nel tessile e del 35% nell'abbigliamento. Le vendite al dettaglio sono calate del 43%, in alcuni Paesi addirittura di oltre il 60%. D'altra parte, nello stesso periodo (aprile-giugno 2020), abbiamo assistito a un notevole incremento dei prodotti tessili importati dalla Cina. In particolare, le importazioni di mascherine facciali sono passate da circa 0,5 miliardi di euro nel 2019 a 13,5 miliardi di euro nel 2020, con un incremento del 2.700%. Contemporaneamente, nello stesso trimestre, le esportazioni UE di prodotti tessile-abbigliamento sono diminuite del 35%. Secondo il Presidente di Euratex, Alberto Paccanelli, queste cifre rappresentano un campanello d'allarme che sollecita un tempestivo intervento da parte dell'Unione Europea.
Alla luce di questo scenario, Euratex chiede all'UE di accelerare l'implementazione e lo sviluppo della Recovery Strategy per il tessile-abbigliamento. "Il Presidente von der Leyen ha annunciato un aggiornamento della strategia industriale dell'UE durante il suo discorso sullo Stato dell'Unione" ha dichiarato Paccanelli "Le chiedo di mettere in atto quanto promesso, prima di annunciare nuove strategie: assicurare condizioni paritarie per le nostre aziende, sviluppare un'industria resiliente, sostenere l'innovazione. Abbiamo messo sul tavolo delle proposte, ma non vediamo progressi nella loro attuazione".
Nella Recovery Strategy presentata alla Commissione Europea a giugno, Euratex ha proposto di stabilire un'alleanza tessile strategica, volta a sostenere l'innovazione e la digitalizzazione dell'industria, trasformare la sostenibilità in una leva di competitività, garantire un libero ed equo scambio. "In realtà, stiamo assistendo a un'escalation della guerra commerciale con gli Stati Uniti, e non vediamo alcun progresso nelle trattative con il Regno Unito (il nostro più importante mercato di esportazione). Vediamo segmenti del nostro settore industriale esclusi dal Sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione Europea. Vediamo una riduzione dei finanziamenti per la ricerca, pressioni per introdurre costosi modelli di due diligence, prodotti critici forniti attraverso processi di approvvigionamento di dubbia trasparenza. Le aziende del TA europeo hanno dato prova di grande responsabilità durante questa crisi, mantenendo il più possibile la loro forza lavoro (l'occupazione è diminuita di meno del 5%) e riorganizzando la loro produzione per dare il proprio sostegno durante la crisi sanitaria. Molte aziende stanno investendo per migliorare la sostenibilità e l'economia circolare, ma sono comunque criticate per i danni ambientali causati da altri".
Dirk Vantyghem, Direttore Generale di Euratex, ha aggiunto: "Vogliamo impegnarci in un dialogo positivo con l'UE per costruire un'industria tessile e abbigliamento moderna e competitiva, pilastro fondamentale dell'economia europea. Ma questo dialogo dovrebbe portare a risultati tangibili. I nostri imprenditori sono ottimisti, come conferma l'indice di fiducia delle imprese di settembre (+3,9% rispetto ad agosto), ma hanno bisogno di un quadro chiaro in cui possano crescere, innovare e creare posti di lavoro".
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