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08 June 2016
...in occasione del lancio di una capsule collection con Aubade, Christian Lacroix ha concesso al Gruppo Intima quest’intervista esclusiva.
Signor Lacroix, la prima domanda che vogliamo farle è: cos’è la femminilità?
E’ un mistero, un enigma, un abbraccio, la luce che fa girare il mondo… E’ lo Ying e lo Yang. Si riassume così per me l’universo delle possibili relazioni con le donne, che non si limita all’immagine ammiccante di una donna in lingerie cui spesso viene associato.
Come descriverebbe i cambiamenti delle donne che ha potuto osservare da vicino nel corso della sua brillante carriera?
La prima donna della mia vita è stata mia madre Jeannette – non le piaceva questo nome. Ad Arles aveva ricevuto un’educazione molto tradizionale e aveva una vita semplice prima che la guerra spazzasse via ogni certezza e scardinasse le norme consolidate. La guerra ha cambiato molto le donne, il loro ruolo, il loro rapporto con gli uomini, e il loro modo di vestirsi… Quando le sirene suonavano mia madre si premurava di uscire indossando i colori bianco-rosso e blu e le sue scarpe nuove, un modo tutto suo, toccante, di resistere… Lei era tanto “terrena” quanto mia moglie era eterea: “Hai incontrato proprio la donna che immaginavi quando eri piccolo” mi diceva. E poi c’è stato il ’68, culturale, liberatorio, naturista ed… ecologista! All’epoca vivevo nel quartiere molto felliniano di Les Halles a Parigi e mi ricordo ancora l’immagine di Aubade con la ragazza che si slaccia il reggiseno sul davanti: la perfezione della sua fattura mi aveva colpito molto (si tratta del modello agrafe-coeur lanciato nel 1973, ndr). Il movimento che ne è seguito, di importazione americana, ci ha imposto il modello della business woman in carriera, molto lontana dalla mia sensibilità. Poi è arrivato l’AIDS, e con esso il fenomeno della ritualizzazione del corpo poi evoluto, con varianti spesso contraddittorie, nel porno-chic.
Dal suo punto di vista, cos’hanno acquisito e cos’hanno perso oggi le donne?
Non hanno perso niente. Al contrario penso che ci abbiamo guadagnato tutti in generale. Pensi ad esempio ai diritti degli omosessuali, una realtà un tempo assolutamente impensabile.
In qualità di stilista ed esteta, che immagine ha della lingerie?
La lingerie è l’infrastruttura di tutto il resto. Consente di scolpire il corpo prima di vestirlo ed è quindi di conseguenza essenziale alla forma. I miei abiti di haute couture erano spesso costruiti sul corsetto e molto influenzati dalla lingerie: e, del resto, mi sarebbe piaciuto moltissimo fare della lingerie haute couture. A volte quasi mi dispiace non essere una ragazza! (ride).
Un ricordo particolare?
Mi ricordo la primissima volta che sono stato con mia madre in una piccola boutique di lingerie in Provenza, aveva un nome evocativo… Corset Rose o Corset de Venus. C’erano tende capitonné e una superba foto di Brigitte Bardot in abito da sposa, bellissima nel mostrare la sua guêpière in pizzo… Anche mia madre aveva molti capi in pizzo del bellissimo corredo fatto dalle religiose di Arles.
Qual è secondo lei il posto della lingerie nel guardaroba femminile?
Il contatto con l’intimità ha un ruolo essenziale, è ciò che conferisce di diritto alla lingerie uno statuto speciale. La si sceglie con molta più attenzione di un abito.
Il top del pessimo gusto?
Non esiste!
Se pensa a un “bel capo intimo” quale figura femminile Le viene in mente?
Sofia Loren tra le braccia di Mastroianni.
Ha appena firmato un accordo per creare una capsule collection con uno dei marchi più amati dalle donne francesi. Può darci quanche anticipazione? Qual è stata la sua fonte di ispirazione?
Poichè il tema della collezione era Versailles, ho voluto iscrivermi nel registro dell’amore cortese, molto vicino all’essenza stessa di Aubade.
Nel processo della creazione, che ruolo attribuisce alle materie?
Forse la mia risposta la sorprenderà, ma questo non è l’aspetto che mi appassiona di più. Per me quello che conta è il disegno, il volume, la forma.
Ha però un materiale d’elezione? Se sì, quale?
Il satin cuir e il faille* mi sono sempre piaciuti molto perchè permettono di scolpire nello spazio, così come la mousseline.
Se dovesse scegliere: aspetto o mano?
Mano, sono molto tattile… Ma anche molto olfattivo, un odore può mettermi malinconia, così come molti profumi famosi mi fanno star male.
Fare bei prodotti non è tutto, poi bisogna anche venderli: qual è per la sua esperienza, l’importanza delle boutique nel successo commerciale di un marchio?
La coerenza tra il prodotto e la sua cornice è fondamentale. Mi è sempre mancato il fatto di non avere un mio negozio. E’ il luogo dove si tessono tutte le relazioni.
*tessuto sintetico o in seta naturale, armatura taffetà tinto in filo, con una grana molto marcata che forma delle piccole coste in diagonale simili al gros-grain.
Christian Lacroix firma una reinterpretazione personale e audace di una delle linee emblematiche di Aubade. Ha scelto un pizzo leggerissimo associato a una stampa floreale cui si aggiunge un gioco di laçage che termina con un piccolo pompon a contrasto. Due le nuance di colori: Princesse Imperiale, fuxia con stampa verde acido, e Gardenia, nei toni più sobri di nero e ciliegia. Ciascuna declinata in 4 modelli di reggiseno e tre parti basse, più una guêpière e una nuisette di grande impatto.
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