30 July 2019
All’inizio del millennio abbiamo assistito alla corsa al web dei
retailer, ma avremmo potuto immaginare che meno di vent’anni dopo
il modello di business si sarebbe invertito?
Un interessante insight pubblicato da The Best of Intima, la rivista di Intima Media
Group leader in USA & Canada, evidenzia come, nell’ultimo anno, oltre Atlantico i
retailer e-commerce abbiano aperto un numero record di negozi permanenti. E il
trend non accenna a diminuire: nel prossimo quinquennio è in programma l’inaugurazione di altri
850 punti vendita. Retailer digitali come MeUndies, Adore Me e Fabletics fanno parlare di sè e
annunciano piani di espansione, a riprova quanto sia importante oggi, per loro, essere presenti
anche con store fisici. Sulla base di uno studio approfondito condotto da Retail Intelligence by JLL
sui brand dell’e-commerce intenzionati ad aprire negozi brick-and-mortar (fisici, ndr) in America, e
sulla base di case studies significativi selezionati da The Best of Intima, vi presentiamo una
panoramica di cosa accade oltreoceano, mettendo a fuoco le caratteristiche più rilevanti di questo
affascinante fenomeno. Fenomeno che negli USA è già strutturale e che, sull’onda delle azioni
strategiche messe in atto negli ultimi anni dai big player internazionali – Amazon su tutti – è ormai
una realtà anche in Europa. Con case histories di spicco anche nel settore intimo e mare: come il
francese monpetitbikini.com, che sul numero di luglio di Linea Intima ci ha raccontato la sua esperienza in un’intervista esclusiva (da scoprire a pagina 56 della rivista e nell'articolo qui correlato).
Dallo studio di Retail Intelligence by JLL emerge come New York sia la città principale per l’espansione dei brand digitali verso il brick-and-mortar. Più di metà dei retailer clicks-to-bricks ha aperto il suo primo temporary store proprio a New York (con una netta preferenza per SoHo come corridoio urbano primario per testare nuovi concept e conquistare clienti), e più di un terzo ha inaugurato il suo primo negozio permanente nella stessa metropoli. Altre location privilegiate per lanciare un pop-up e a seguire un permanent store sono Los Angeles (subito dietro New York), Detroit, Chicago, Washington e San Francisco.
SEMPRE PIÙ NEGOZI PERMANENTI
Il 2017 ha visto un’esplosione del numero di retailer clicks-to-bricks che hanno aperto store fisici
permanenti. La metà di essi ha un price point elevato, come MM.Lafleur e Peloton, mentre per il 32% si
tratta di retailer di prezzo medio come ModCloth e Chubbies.
Ben il 74.3% dei retailer clicks-to-bricks è
rappresentato da brand di abbigliamento e
accessori come Warby Parker (eyewear) ed
Everlane (prêt-à-porter e underwear etici), e la
metà ha fasce di prezzo alte, mentre il 32% è
costituito da retailer di media gamma come
Chubbies (shorts maschili casual e da mare) e
Quay Australia (occhiali da sole)..
GLI SHOWROOM SONO ANCORA UNA NICCHIA
Avendo debuttato nell’era digitale, per i retailer
clicks-to-bricks sarebbe del tutto naturale ispirarsi
al modello showroom: offrire solo campioni di
prodotti da provare e poi consegnare ai clienti a
casa gli acquisti effettivi gestendo i prodotti da un
magazzino esterno. M.Gemi, retailer di calzature in
cuoio, e Universal Standard, azienda di
abbigliamento plus size, operano secondo criteri
analoghi a quelli del modello showroom ma,
nonostante l’interesse suscitato da quest’ultimo,
solo il 15.1% degli store fisici clicks-to-bricks
rinuncia alla gestione interna delle scorte.
ADORE ME - Dopo aver inaugurato il suo flagship store a Staten
Island (New York) nel giugno 2018, il retailer di
lingerie Adore Me ha annunciato che nei prossimi
cinque anni aprirà fino a 300 nuovi store.
Considerato che le vendite online
hanno fruttato al brand utili per oltre
100 milioni di dollari solo nel 2017,
l’offerta prodotto ha già dimostrato il
suo appeal presso i consumatori.
Qual è dunque il tassello mancante
che ha determinato la necessità di
orientarsi sui negozi fisici? Il fulcro di
tutto è l’esperienza. Per competere
con i top brand internazionali del
lusso, Adore Me ha integrato nello
spazio di vendita alcuni servizi
aggiuntivi: un “lingerie bar” in marmo
con caramelle e snack per la clientela,
e camerini di prova “intelligenti” che
permettono alle clienti di richiedere
altre taglie digitando su uno schermo.
Esperienze come queste – il
“personal touch”, semplicemente impossibile da
riprodurre online – creano un senso di premura,
community e customer service che si ripercuote
positivamente sulle vendite.
MEUNDIES
MeUndies, che si autodefinisce
l’“underwear più confortevole al mondo”, si
è lanciato nel 2011 come e-commerce
specializzato nella vendita di intimo. Fin
dall’inizio l’azienda è stata giudicata
rivoluzionaria in quanto rappresentava una
nuova categoria di retailer online-only: vendeva
capi basic – un mercato che ha attirato oltre 50
milioni di dollari in venture capital
nell’ultimo quinquennio – e offriva il primo
servizio di abbonamento in assoluto nel
segmento underwear. MeUndies ha attirato
l’attenzione dei clienti con il suo sito
divertente e user-friendly, oltre che con
articoli a tutto comfort che danno la priorità
alla produzione responsabile. Il brand non si
è però accontentato di fornire
un’esperienza d’acquisto digitale su scala
internazionale.
Dopo essere entrato a far
parte della lista Inc. 5000 come settima
Fastest Growing Retail Company negli
USA, nel 2017 si è avventurato nel
territorio del retail fisico con una
serie di temporary store in
California: prima a Venice
Beach, poi di nuovo nella
Silicon Valley. Forte del
successo su entrambi i fronti,
MeUndies ha aperto il suo primo
retail store nel 2018 in un centro
commerciale sull’iconico Santa
Monica Boulevard a Los Angeles.
CHUBBIES
Fondata nel 2011 come sito di vendita online di
shorts maschili casual e da mare di ispirazione
rétro, Chubbies non ha tardato a imporsi
nonostante la concorrenza accanita di colossi
brick-and-mortar come Gap, J. Crew e
Abercrombie, che si rivolgono allo stesso target di
uomini tra i 18 e i 35 anni. Dopo aver interpellato
la sua vasta community di consumatori per
scegliere la sede dei suoi store fisici, il brand ha
aperto un punto vendita brick-and-mortar a San
Francisco e ora ne gestisce 11 in tutte le principali
aree metropolitane degli USA, da Dallas ad
Atlanta a Washington.
LA GEOGRAFIA DEL RETAIL È FRAMMENTATA.
I principali mercati statunitensi rappresentano solo
il 33% dello spazio commerciale del paese, e i grandi
retailer potrebbero ritrovarsi ad aprire centinaia di
negozi su molti mercati prima che la loro presenza si
faccia sentire davvero a livello nazionale.
IL RETAIL È A BASSA DENSITÀ.
Anche se i mall e le high street svolgono un ruolo
chiave – negli USA i primi sono rimasti più o meno
invariati per decenni –, il retail si suddivide perlopiù
tra i centri commerciali suburbani e gli edifici
indipendenti. Questo set-up mette un accento
importante sulla disponibilità di parcheggio, perché
le zone commerciali sono spesso definite
dall’accessibilità in auto. E, poiché sempre più
americani vivono in un contesto urbano, i lifestyle
centers stanno pian piano diventando la nuova high
street, attraendo una clientela esclusiva che
predilige i brand aspirazionali e del lusso.
UNA COMBINAZIONE DI MERCATI A FORTE
IMPATTO.
Il PIL di New York equivale più o meno a quello
della Spagna. Se questa città fosse una nazione, si
collocherebbe al quindicesimo posto della classifica
mondiale. Allo stesso modo, lo Stato della California
è, da solo, l’ottava economia più grande del pianeta,
quasi pari a quella del Brasile.
IL MERCATO USA HA MOLTE PIÙ OPZIONI DI
SHOPPING RISPETTO AD ALTRI PAESI.
Il paese vanta oltre sei volte più metri quadri di
spazio commerciale pro capite rispetto, per
esempio, al Regno Unito. Dato che lo spazio non
manca, i brand che vogliono passare da online a instore
non dovrebbero avere difficoltà a trovare i
metri quadri necessari.
IL CRESCENTE IMPATTO DEI MILLENNIALS.
Abitudini di shopping uniche e crescente potere
d’acquisto: queste le caratteristiche della generazione Y,
formata da circa 80 milioni di persone, pari al 25% della
popolazione statunitense. Oggi i millennials spendono circa
600 miliardi di dollari, ma questa cifra è destinata a
raggiungere 1,4 mila miliardi di dollari entro il 2020. È
chiaro che i retailer non possono permettersi di trascurare il
potenziale di questa categoria.
I CONSUMATORI PASSANO AL MOBILE.
Non c’è da stupirsi: la generazione diventata maggiorenne
nell’era digitale considera irrinunciabili i dispositivi mobile, il
che dà sempre più slancio all’ecommerce in quanto i
consumatori passano più tempo online. Opportunità significativa per i retailer brick-andmortar,
che possono ampliare efficacemente i canali di distribuzione, soprattutto nel
comparto abbigliamento e accessori, dove online si effettua poco più del 16% delle vendite.
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