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20 September 2021
Sulla base delle analisi effettuate dal Centro Studi di Confindustria Moda per SMI, a fronte di una contrazione del fatturato settoriale del womenswear pari al -18,9% nel 2020 - cui ha contribuito il contraccolpo della pandemia sull’export: -15,3% sull'anno, con un decremento del -23,6% registrato nel periodo gennaio-giugno 2020) - i dati di export relativi al primo semestre 2021 testimoniano un positivo cambio di passo.
Le vendite estere, già cresciute del +2,6% nell’arco del primo trimestre, presentano un deciso rafforzamento del tasso di crescita da aprile a giugno (+72,1%), il che permette di chiudere i primi sei mesi dell’anno con un incremento tendenziale pari al +27,6%. Le vendite estere di moda donna ammontano, pertanto, a 4,3 miliardi circa nel primo semestre del 2021.
Tutte le merceologie di cui si compone la moda donna evidenziano peraltro dinamiche di segno positivo: +22,9% per la confezione, +38,1% per la maglieria esterna,+16,9% per la camiceria, +31,7% per l’abbigliamento in pelle.
Relativamente alle macro-aree di sbocco, sia la UE sia l’extra-UE, tornano a crescere da gennaio a giugno 2021, rispettivamente del +25% e del +29,8%. I primi quindici paesi di destinazione (che coprono l'81,6% del totale), in testa la Francia con un'incidenza del 13%, evidenziano tutti un incremento delle esportazioni di womenswear made in Italy, a eccezione di Regno Unito e Austria. Una variazione particolarmente accentuata, pari al +98,2%, interessa l’export verso la Cina: tale mercato balza così dall’ottava posizione del primo semestre 2019 e 2020 alla quarta del 2021. Restando in Estremo Oriente, si segnala inoltre la progressione della Corea del Sud che sperimenta un incremento del +71,5%.
Se si procede a un confronto con i valori pre-pandemici, al di là dell’importante recupero rispetto al 2020 gli aumenti registrati in questo primo semestre non sempre sono stati sufficienti a recuperare i livelli esportati nel gennaio-giugno 2019. Nota positiva, il divario è andato in buona parte assottigliandosi. Da gennaio a giugno 2019, l’export complessivo di moda donna aveva superato i 4,4 miliardi di euro; rispetto al livello raggiunto nei primi sei mesi dell’anno in corso si rileva, dunque, un gap di 107 milioni di euro (ovvero del -2,4%), con un recupero, nel primo semestre di quest’anno di oltre 900 milioni sul miliardo e più perso da gennaio a giugno 2020.
Sul fronte di un eventuale recupero rispetto al pre-Covid, in termini di singolo mercato non tutti i maggiori partner hanno ripianato le perdite dello scorso anno sulla base dei dati ad oggi disponibili. Se si focalizza l’analisi sulle prime dieci destinazioni, le esportazioni di moda donna verso i primi quattro sbocchi (Francia, Svizzera, Germania e Cina) hanno superato i livelli del primo semestre 2019; la Svizzera presenta l’aumento più consistente in termini assoluti, superando di 93,4 milioni l’export del primo semestre di due anni fa (+23,8%), seguita dalla Cina (87,8 milioni in più, ovvero +41,1%) e dalla Francia (61,9 milioni in più, cioè +12,5%). Di contro, per gli altri sei mercati - Stati Uniti, Hong Kong, Spagna, Russia e Giappone, oltre al Regno Unito che risulta il più colpito, con un calo di 98,5 milioni (-30,2%)- le vendite italiane si presentano ancora inferiori a quelle del gennaio-giugno 2019.
Con riferimento ai segmenti di prodotto, l’export di maglieria donna supera del +9,4% (ovvero di 130,1 milioni di euro) il dato dei primi sei mesi del 2019. Al contrario, le vendite estere di camiceria e confezione femminile risultano inferiori rispettivamente del -14,2% (-46,6 milioni di euro) e del -7,1% (-183,5 milioni di euro). Chiude l’abbigliamento in pelle al -6,6%.
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