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I primi 40 anni di Embrex

02 maggio 2018

Vicino al confine austriaco si trova uno dei principali produttori svizzeri di ricami specializzati in lingerie. Un’azienda che, sin dagli esordi, ha stravolto le regole del gioco con il suo approccio globale alla produzione. René Frei ci racconta come

Signor Frei, a quando risale il Suo primo incontro con il ricamo?
È cominciato tutto nel 1972, con uno stage presso Jakob Rohner, dove già lavorava Jürg Ruess, il mio attuale socio. Dopo una parentesi di 3 anni a Barcellona, durante la quale ho studiato e lavorato presso un distributore di ricami, nel 1977 sono tornato in Svizzera dove ho collaborato con un’altra azienda del settore, Leumann Boesch, il tempo di mettere da parte il capitale necessario per avviare una mia attività. Nel 1978 è iniziata così l’avventura di due giovani pieni di entusiasmo: all’epoca siamo stati degli innovatori nel creare una struttura ultra leggera e nel gestire la produzione in esterno. Partendo da zero, abbiamo dovuto utilizzare le strutture produttive di terzi, gettando le basi, con grande anticipo, di quello che è oggi uno standard nel settore: sourcing internazionale e delocalizzazione.

Chi è stato il vostro primo cliente?

Hewetsons, un distributore di ricami britannico, specializzato in galloni. Anche se il mio primo obiettivo era già all’epoca Marks & Spencer... Mi ci sono voluti 4 anni, ma alla fine sono riuscito a ottenere il mio primo ordine!

Qual è stato il progetto più complesso che avete poi finalizzato con successo?
Difficile a dirsi, ogni progetto è diverso. Potrebbe essere nel 1996/97, con M&S. Si trattava di organizzare il sourcing globale… Andavo in Thailandia quasi una volta a settimana per monitorare la produzione e formare le équipe. Ma era ancora troppo presto per l’internazionalizzazione ed è per questo che il progetto si è interrotto dopo un grosso ordine. 8 anni più tardi, quello stesso progetto ha permesso a Embrex di diventare un’azienda globale.

Qual è stata la richiesta più insolita che avete ricevuto da un cliente?

Uno dei progetti più “folli” è stato creare una collezione di lingerie, all’interno della quale ogni taglia doveva avere un suo disegno esclusivo! Per questo progetto, le nostre équipe hanno lavorato in stretta collaborazione con i tecnici della maison Aubade. Ci sono voluti 12 mesi per mettere a punto, uno per uno, i motivi di ciascuna coppa… Alla fine, questo ci ha poi però portato un grosso ordine…

C’è stata una volta in cui ha detto no?
Una volta. Da un cliente importante, c’era una buyer a cui non piaceva nulla di quello che le presentavo; a ogni proposta, una critica: non le piacevano le nostre collezioni, o non le piacevamo noi, o forse non le piacevo io personalmente. Di colpo, ho chiuso il book e me ne sono andato dicendole che non le avrei mai più presentato una collezione. Sei mesi dopo, lei non lavorava più lì e io ho ripreso le mie visite come prima.

Cosa Le piace di più del Suo lavoro?
Le sfide… Le sfide quotidiane, il mettersi continuamente in discussione, l’avere sempre dei “nuovi inizi” e, certo, il fatto di lavorare nell’universo della bellezza e della femminilità… è una vera opportunità.

Per Lei, cosa era meglio prima e cosa lo è oggi…

Prima, direi un certo senso di lealtà, l’opportunità di stringere relazioni sul lungo termine, nel rispetto reciproco. È ancora possibile farlo oggi, ma è più raro. A ogni modo, amo lavorare con la giovane generazione: una generazione avida d’idee per creare novità.

Qual è il Suo motto?
Ne avete bisogno? Lo facciamo! È stato il nostro credo per 40 anni e lo è ancora oggi, tutti i giorni.






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