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Moda, decreto rilancio: bene come prime risposte, ma attenzione alla burocrazia

20 maggio 2020

Renato Borghi (Federazione Moda Italia-Confcommercio): “Ora il settore ha bisogno di una risposta positiva all’emendamento sulla svalutazione dei magazzini”

“Eppur si muove" afferma Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio – a seguito della pubblicazione del Decreto ‘Rilancio’. "È un dubbio che resiste a tutte le rassicurazioni che ci vengono date dal Governo in merito a questo provvedimento.

Provvedimento che fornisce sicuramente risposte alle nostre richieste, a partire dalla soppressione delle clausole di salvaguardia che avrebbero fatto scattare l’aumento dell’IVA nel 2021; ma soprattutto per i contributi a fondo perduto per le imprese, come le nostre, con ricavi inferiori a 5 milioni di euro e, questa volta, speriamo senza burocrazia; l’annullamento del versamento del saldo 2019 e della prima rata di acconto dell’IRAP; l’estensione temporale e delle tipologie di immobili ad uso non abitativo del credito d’imposta del 60% sui canoni di locazione oltre che del 30% all’affitto d’azienda; la proroga dei versamenti contributivi e fiscali al 16 settembre; l’estensione della cassa integrazione in deroga ed anche l’attenzione che avevamo chiesto per i pagamenti degli avvisi bonari; per finire con la piccola concessione dell’indennizzo di 600 euro passato a 1000 per il mese di maggio.

Mi pare che sia eccessivo il termine di ‘rilancio’ – continua Borghi – perché, per rilanciare la nostra economia, serve una visione di medio-lungo periodo: necessita far ripartire lavori pubblici e occorrono innovazione, sburocratizzazione, infrastrutture e una vera riforma fiscale, come da tempo chiede il Presidente Sangalli. Meglio sarebbe definirlo ‘Decreto Sussistenza’.

Abbiamo aperto in sicurezza i nostri negozi – conclude Borghi – ma sappiamo bene che lavoreremo a lungo con il freno a mano tirato e sarà impossibile recuperare le perdite dovute a due mesi e mezzo di stop. Serve, ora più che mai, un’attenzione delle Istituzioni al settore moda, dopo che si sono dimenticate di noi nell’elenco dell’art. 61 del Decreto ‘Cura Italia’.

Speriamo che le Camere diano finalmente un forte segnale, accogliendo il nostro emendamento sulla svalutazione dei magazzini, con la concessione di un credito d’imposta del 60% ai prodotti rimasti invenduti causa covid-19. Questo sì che sarebbe un importante segnale di attenzione ai 115 mila punti vendita della moda che danno lavoro a 313 mila addetti e che, con resilienza, sacrificio e grande senso di responsabilità, hanno riaperto le attività non avendo perduto il desiderio di fare impresa”.

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