Linea
29 June 2016
L’occasione perfetta per rispondere a un’aspettativa forte da parte del pubblico – avere finalmente la possibilità di ripercorrere la storia della moda nell’arco di vari secoli, nonché di individuarne i punti di forza e ricordarne le peculiarità: una collezione nazionale di moda e tessuti conservata all’interno di queste sale, in un rapporto di scambio con le altre sezioni del Musée des Arts Décoratifs, il museo di tutti gli oggetti. Dal 7 aprile al 14 agosto, l’expo «FashionForward, tre secoli di moda (1715-2016)» ha invitato i più curiosi e gli appassionati dell’universo fashion alla scoperta di 300 capi uomo, donna e bambino dal XVIII secolo ai giorni nostri. I pezzi in mostra, appartenenti al fondo del museo, sono stati raccolti e raggruppati per creare un inedito percorso cronologico.
Un omaggio alla moda
La collezione moda del Musée des Arts Décoratifs vanta oggi più di 150.000 opere, tessuti e costumi antichi, capi di haute couture, modelli emblematici del prêt-à-porter, ma anche accessori, cappelli e scarpe, senza contare importanti raccolte di disegni e fotografie, nonché archivi di creatori di primo piano come Elsa Schiaparelli, Madeleine Vionnet e Cristobal Balenciaga. Queste collezioni nazionali di riferimento derivano dalla fusione di due fondi preziosi: quello del Musée des Arts Décoratifs, sin dalla sua inaugurazione nel 1864, e quello dell’Union Français des Arts du Costume (UFAC), creata nel 1948 e oggi presieduta da Pierre Bergé, di cui il Musée des Arts Décoratifs è l’orgoglioso custode. Il Musée des Arts de la Mode fu fondato nel 1986 su iniziativa di Pierre Bergé e dell’industria tessile francese, con l’appoggio dell’allora Ministro della Cultura Jack Lang. È ospitato nelle sale del Musée des Arts Décoratifs che ora, in occasione del 30° anniversario dell’inaugurazione, ha voluto rendere omaggio a un’avventura collettiva e a un grande «momento di moda», riportando sotto i riflettori queste collezioni – tra le più importanti del mondo – attraverso la mostra «FashionForward, tre secoli di moda (1715-2015)», presentata per la prima volta negli spazi della Nef, da cui sono state rimosse le teche di vetro del Musée des Arts de la Mode. Con quasi 300 pezzi, l’esposizione propone un autentico viaggio nel tempo, scandendo i momenti chiave della storia della moda dalla fine del XVII secolo fino alla scena creativa contemporanea, dal momento che la collezione non ha mai smesso di arricchirsi grazie a donazioni e acquisizioni.
“Con quasi 300 pezzi, l’esposizione propone un autentico un viaggio nel tempo scandendo i momenti chiave della storia della moda.”
Tre secoli di creazioni
Sganciandosi dai limiti legati all’imprescindibile esigenza di conservazione delle opere e al carattere puntuale e temporaneo della loro esposizione, il progetto allestisce un museo ideale della moda, mettendo in scena nei più begli esempi di tre secoli di creazione ciò che di solito si vede nelle illustrazioni dei libri sull’argomento. L’evento si propone inoltre di ricostruire in modo vivo e pulsante l’evoluzione della moda dalla prospettiva dei creatori, dei clienti e delle epoche perché, ora più che mai, la moda nel Musée des Arts Décoratifs è una dimensione artistica che trova corrispondenza nelle altre collezioni. Al di là delle tecniche, dei materiali e del design, la moda è una storia che ripercorre l’evoluzione dei tempi e dei comportamenti sociali, riflesso di un vero e proprio art de vivre. E diventa ancora più appassionante quando non parla solo a se stessa, ma dialoga anche con le arti del proprio tempo, come seppero fare i protagonisti della storia della Couture: Charles-Frederick Worth, Jacques Doucet, Paul Poiret, Jeanne Lanvin, Madeleine Vionnet, Gabrielle Chanel, Christian Dior e Yves Saint Laurent. Così, in maniera inedita, si è scelto di reinserire ognuno di questi «momenti di moda» nel suo contesto umano, artistico e sociale, non secondo criteri didattici, bensì tramite ellissi decorative capaci di evidenziare le affinità elettive che la moda ha con le arti dell’arredamento. Boiserie del XVIII secolo, carte da parati panoramiche di Zuber, disegni di Paul Iribe per gli «abiti di Paul Poiret» e le porte in marqueterie di paglia immaginate da Jean-Michel Frank per lo scrittore François Mauriac creano scrigni sensibili, perfetti per le espressioni stilistiche della moda e per le metamorfosi dei corpi e del portamento dal XVIII secolo a oggi, che fanno bella mostra di sé negli ampi spazi della Nef, emblema di una moda contemporanea spumeggiante e singolarmente eclettica, senza frontiere, dove i nomi dei creatori più liberi si associano a quelli delle maison più tradizionali. E, poichè la storia della moda è anche la storia del corpo e del portamento, la direzione artistica dell’evento è stata affidata al ballerino e coreografo britannico Christopher Wheeldon, che è stato étoile del New York City Ballet prima di diventare, nel 2014, l’affermato autore del musical Un americano a Parigi, basato sul film di Vincente Minnelli. Accompagnato dallo scenografo Jérôme Kaplan e assistito da Isabelle Vartan, Wheeldon ha saputo conferire alla collezione, così presentata per la prima volta, un’impronta sensuale e poetica, ridando vita a queste opere illustri e facendo di ogni tappa dell’esposizione un mondo a sé e un’esperienza emozionale. Ciascun momento si avvale infatti di una collaborazione inedita con i ballerini dell’Opéra di Parigi, e la coreografia illumina con la sua grazia una silhouette, una postura, un atteggiamento caratteristico di questa evoluzione sociale e artistica del corpo.
“Al di là delle tecniche, dei materiali e del design, la moda è una storia che ripercorre l’evoluzione dei tempi e dei comportamenti sociali, riflesso di un vero e proprio art de vivre.”
La moda del XVIII secolo
1715 Prima apparizione della robe volante, portata su un panier circolare, semichiusa sul davanti, con pieghe sulla schiena che partivano dal collo, maniche a imbuto e, come unico ornamento, la fantasia della stoffa. Il giustacuore, allargato da molteplici pieghe, prosegue a forma di gonna. Le maniche hanno grandi paramani aperti, arrotondati o diritti. L’abito, diritto sul davanti, può presentare un motivo tessile piazzato. La parrucca perde ampiezza e cambia forma.
1735 La robe à la française sostituisce la robe volante e si indossa a sua volta sopra il panier, che assume una forma ovale. Si compone di un mantello aperto su un davantino triangolare o un’échelle de rubans, e di una gonna abbinata. L’abito alla francese diventa più attillato e la decorazione ricamata si limita perlopiù a finte asole. I lembi anteriori prendono un taglio obliquo verso il 1760. La giacca è più corta del giustacuore. La culotte è fissata sotto le ginocchia con le giarrettiere.
1795 Abbandono dei panier e delle stecche di balena; adozione della linea «all’antica», contraddistinta dalla vita alta; predilezione per le stoffe di cotone bianche. Negli anni la moda «all’antica» del Direttorio si addolcisce; gli abiti conservano un taglio alto, con maniche a sbuffo con coulisse: preferenza per le mussole bianche ricamate con motivi «al naturale». L’imperatrice Giuseppina, vestita da Leroy, viene ammirata e imitata per la sua eleganza.
La moda del XIX secolo
1812 La moda preromantica si traduce in abiti con maniche impreziosite da spacchi e volant, a imitare i costumi rinascimentali. La vita scende di nuovo verso la sua sede anatomica. La gonna si allarga, con bordini, balze e arricciature sul fondo.
1830 La moda romantica consacra il «vitino da vespa» strizzato nel corsetto, che mette in risalto maniche voluminose dalle forme più disparate e la gonna a campana. Gli uomini indossano vari panciotti sovrapposti e sciancrati, con una cravatta annodata sotto il mento. I bambini si vestono alla moda degli adulti.
1845 La moda vira sull’abito in due pezzi – corpetto e gonna ornata di volant sovrapposti, sostenuta da una sottogonna di crinolina circolare e tela intessuta di crine; un corsetto corto evidenzia le spalle.
1856 Trionfo della crinolina a cerchi metallici, ovoidale e spinta all’indietro, che raggiunge la sua massima ampiezza verso il 1865. Nello stesso periodo, l’abito corto si afferma per le mise da esterno, secondo la moda lanciata dall’imperatrice Eugenia dopo la sua escursione alla Mer de Glace nel 1860.
1877 La tournure viene quasi abbandonata e la silhouette si fa longilinea. Verso il 1875 si impone il completo maschile composto da giacca, gilet e pantaloni dello stesso tessuto.
1898 Linea a S che ricorda le sinuosità dell’Art Nouveau. Entra nell’uso comune il completo nero maschile costituito da tre pezzi dello stesso tessuto. Per i bambini il modello più diffuso è l’abito alla marinara.
La moda del XX e del
XXI secolo
1907 Collezione di abiti di Paul Poiret ispirata alla moda del Direttorio. I vestiti sono montati su una piccola fascia steccata, che vale allo stilista la fama di aver «liberato la donna dal corsetto»; questa linea diritta trionfa nel 1910.
1914 Durante la guerra, il guardaroba femminile continua ad alleggerirsi; il corsetto scompare e la gonna si accorcia sopra la caviglia. Le forme sono diritte per adattarsi a una vita più attiva.
1920 Per lei, l’abbigliamento si semplifica. Le linee sono diritte e non aderenti. L’abito è corto, indossato con calze di seta di colore chiaro. L’uso di fibre artificiali si afferma nel settore dell’intimo, che vede la diffusione per le donne di reggiseni pensati per appiattire le forme e per gli uomini dei calzoncini corti.
1930 L’abito femminile è morbido e fluido. Il «pigiama da spiaggia» conosce una larga diffusione per il giorno e per la sera, introducendo il pantalone nel guardaroba delle signore. Per l’uomo, il look da città prescrive un completo con giacca e soprabito. Per la sera lo smoking diventa di uso comune. Abiti punto smock, pantaloni alla zuava e pullover fatti a mano sono, insieme all’abito alla marinara, i principali elementi del guardaroba infantile.
1940 Le linee sono imponenti: le spalle si allargano, le gonne si accorciano, ma la vita resta molto accentuata. Accessori, cappelli e turbanti confezionati in casa, scarpe con la zeppa e borse a tracolla rinnovano un guardaroba limitato dalla carenza di materie prime.
1950 L’eleganza femminile, nuovamente molto codificata, si contraddistingue per il trionfo dell’abito da cocktail. La democratizzazione delle vacanze contribuisce alla nascita di una nuova categoria di abbigliamento, lo «sportswear».
1960 La nuova generazioni figlie del baby boom impone la sua immagine, i suoi gusti e il suo stile di vita: l’eterogeneità, il rock & roll, gli svaghi e la vita di gruppo. Le strutture di produzione della moda attraversano un profondo cambiamento. L’haute-couture si scontra con la concorrenza degli stilisti che favoriscono il rapido sviluppo del prêt-à-porter. Dall’ultra-corto al «maxi», la moda impazzisce e si declina in tutte le lunghezze.
1970 Il pantalone s’impone in tutte le occasioni, favorendo l’affermazione della moda unisex. A «zampa d’elefante», a vita bassa o dal taglio più classico, adotta – come il resto del guardaroba – tinte vivaci e fantasie vistose. La moda maschile, che dimentica per qualche tempo la sua abituale discrezione, si declina in colori e materiali sintetici.
1980 Sotto il segno degli eccessi, couturier e designer rilanciano la creazione di look appariscenti. L’opulenza delle sfilate-spettacolo e il culto del corpo vengono però messi in discussione dall’arrivo in scena dei creatori giapponesi, che impongono il nero e le destrutturazione. Oltre la “moda”, un nuovo concetto di “looks”.
1990 La spiritualità new age incontra il culto dell’essenziale. Minimalismo è la parola chiave in materia di tagli, e la ricerca decorativa si rifugia spesso nei semitoni e nelle texture. Al di là delle forme, la creazione moda è anche una questione concettuale, soprattutto per i creatori della scuola belga. Un’ondata di stilisti anglosassoni contrasta la sobrietà generale con collezioni spettacolari.
2000-2016 I grandi gruppi del lusso si consolidano, e le maison della couture e del prêt-à-porter sono chiamate a ribadire i propri codici d’identità e i propri marchi. La logomania fa dell’accessorio griffato il veicolo ideale della creazione. Le styling fotografico delle riviste frammenta le silhouette delle sfilate in vari elementi combinati ad arte. Il ruolo del direttore artistico sostituisce inoltre quello dello stilista. La tendenza vintage acquista grande visibilità durante le cerimonie sul red carpet; una nuova generazione di maestri della sartoria e della calzatura ridà vita alla tradizione del completo.
Copyright 2024. All rights reserved - Legal Info